NO FOTO BEN FATTE, NO PRENOTAZIONI

Senza foto di qualità non ci sono prenotazioni

Inverno, due albergatori al coffee break di uno dei 35 corsi di formazione invernali a cui partecipano.

<< Hai poi fatto il sito nuovo?>>

<< Eh ci sono dentro fino al collo, ma mi dicono che non ho foto adatte, mi tocca rifare il servizio fotografico, e pensare che l’ho fatto l’anno scorso…>>

<< Ma dai andranno bene, mica sono vecchie! >>

<< Macchè, mi hanno detto che per convertire ci vuole lo storytelling e servono foto che raccontino… >>


Che roba è questo storytelling?

In questo articolo facciamo chiarezza, infatti parliamo dei 6 concetti chiave da tenere bene a mente quando nella testolina matura il concetto “devo rifare il servizio fotografico” oppure “cos’hanno le mie foto che non vanno?”.

Ti anticipo cosa leggerai nei prossimi minuti:

  1. Storytelling è racconto e nel turismo, come in diversi altri settori, il racconto parte dalla foto
  2. Se la foto non è buona non c’è vendita
  3. Il ruolo della fotografia è anticipare il desiderio di fruizione
  4. La foto con modelli invecchia prima di quella senza persone
  5. Le mamme non sono tutte uguali (anche se si dice il contrario 😉
  6. Il fotografo family non è uno qualunque

La foto al servizio dello storytelling

Se è vero che storytelling è raccontare una storia, allora ci viene spontaneo pensare al testo.

In effetti lo storytelling è una commistione fra immagini ferme o in movimento e testi.

Ma per leggere un testo dobbiamo attivare la parte razionale del nostro cervello (quella dello scrivere, del guidare, del suonare uno strumento e tante altre belle cose).

Questa parte di cervello però è ad alto dispendio energetico e lo attiviamo consapevolmente solo quando ne vale veramente la pena.

E poi è più lento rispetto alla parte istintiva ed emotiva del cervello. Ciò che, in base alle abitudini, chiamiamo cuore o pancia, impiega meno di 100 millisecondi per attivarsi.

La materia grigia dedicata alle pulsioni e ai sentimenti è dunque velocissima e si attiva in modo involontario. Vale a dire che, sebbene si trovi nella nostra testa, non abbiamo alcun potere su di essa.

Al di là dell’ansia che possa suscitare questa consapevolezza, specialmente se si è maniaci del controllo, ho una buona notizia: questo cervello irrazionale e ribelle, oltre ad essere velocissimo è anche a basso dispendio energetico.

Per essere un po’ più specifici:

Neuromarketing, 3 cervelli
Neuromarketing, 3 cervelli

La nostra parte istintiva è chiamata cervello Rettiliano (vedi in arancione nella foto), quella emotiva cervello Limbico (vedi in giallo), quella razionale cervello Corticale (quello in azzurro).

Si attivano in sequenza. Il Rettiliano impiega meno di 100 millisecondi (d’altronde bada solo a 3 cose: mangiare il più possibile, riprodursi il più possibile, scappare di corsa dal pericolo).

Il Limbico impiega solo qualche millisecondo in più e il Corticale non è detto che sia attivi.

Se ne vale la pena ok, altrimenti resta dormiente.

Rettiliano e Limbico vengono colpiti solo da immagini (ferme e in movimento), suoni, odori.


Perché questa dissertazione sul cervello?

Perché è l’unico modo per capire davvero il valore della fotografia.

Se ne deduce che la foto attiva la parte di cervello irrazionale. Se colpisce, attiviamo la parte razionale per leggere il testo sotto la foto. Altrimenti la nostra comunicazione cade nel vuoto cosmico.

Quindi la foto ha una enorme responsabilità: innescare l’attenzione, base di partenza per qualsiasi emotional journey.

Se la foto non va bene, non avverrà alcuna vendita.

Questo è un teorema.

 

La foto deve anticipare il desiderio di fruizione

Ed eccoci al dunque.

Se vuoi vendere camere, vacanze, esperienze o sogni devi raccontare bene e il racconto parte dalla foto.

Facciamo qualche esempio:

Questo ambiente è difficilissimo da fotografare perché lungo e stretto. Però il fotografo è riuscito ad inquadrare tanti elementi. Vedo il letto per i bambini, quello per i genitori, l’esterno arredato e fruibile.

Non occorre sperticarsi in frasi descrittive tipo “camera ampia e dotata di ogni confort, arredamento curato nei dettagli e chi più ne ha più ne metta”, perché una foto ben scattata racconta tante cose che si possono risparmiare nel testo (e in tante ore al telefono con i potenziali ospiti ;-)).

Viceversa, qui sotto, dov’è il racconto?

Non so cosa vedrò dalla finestra, troppi riflessi. Chissà poi perché la scelta di fotografare di notte…

Si tratta certamente di una family room a giudicare dai letti, ma abbiamo una cena in camera che vedo più adatta ad una coppia che ad una famiglia.

Questa foto mi confonde, non anticipa alcun desiderio di fruizione perché non racconta niente.

Sono certa che questo hotel sia uno dei tanti casi “più belli dal vivo che in foto”.

 

Altro esempio:

Questa camera è certamente più nuova e curata della precedente. Abbiamo un uso degli oggetti in tema family, come pure la merenda.

Buono l’uso dello specchio per mostrare la parete che non rientra nell’inquadratura, ottimo il livello di stiratura dei letti (sulla questione “pieghe di stiratura in fotografia” potrei scrivere un articolo a parte 😉 ).

Male invece il riflesso del sole sulla parete, sarebbe stato opportuno correggerlo.

Si intravede l’esterno ma in modo confuso. Anche se la vista non è un granché abbiamo il dovere di mostrarla al potenziale ospite, il quale deve sapere cosa sta prenotando. Chiaramente rendere in un unico scatto l’interno e l’esterno di una camera è impossibile. Bisogna sovrapporre diversi scatti per avere un risultato finale che col suo racconto sia in grado di anticipare il desiderio di fruizione.

Male anche la porta del bagno chiusa. Lo scatto deve avere la massima profondità possibile.

Mi spiego meglio. Non solo avrei aperto la porta del bagno, ma anche una eventuale finestra che ricadesse nell’inquadratura.

In linea generale teniamo presente che non è sufficiente riempire l’ambiente di oggetti per dare parvenza di vissuto e accogliente.

Gli oggetti devono raccontare la location, il territorio e le sue particolarità. Un buon fotografo sa guardarsi intorno e scegliere gli oggetti senza allontanarsi troppo dal set fotografico.

Quanto dura nel tempo una foto family?

Dipende.

Sono molti i fattori che influiscono sulla durata della foto. Certo che se dopo 2 anni l’immagine è palesemente vecchia non hai fatto un buon investimento. Se invece dopo 4 o 5 anni il tuo servizio fotografico è ancora attuale allora stai ammortizzando bene il lavoro del fotografo.

Il servizio fotografico family deve comprendere sia foto con persone che senza, ma con l’ambientazione allestita in coerenza col target.

La foto family ha una vita mediamente inferiore a quella generica. Il perché è presto detto.

I modelli non devono avere:

  1. Tatuaggi, piercing, gioielli: Questi elementi simboleggiano qualcosa di importante per il modello, ma non per l’hotel. I valori della persona possono non coincidere con quelli della tua azienda.
  2. Unghie lunghe come artigli, talvolta con anellini infilati non so come, manicure leopardata o specchiata in colori altamente improbabili, anulare a contrasto. Si tratta di mode mooolto passeggere, la foto deve durare più di una stagione, se possibile.
  3. Tagli di capelli e colorazioni alla moda: Appunto perché si tratta di moda, l’anno prossimo sarà tutto irrimediabilmente da buttare.
  4. Abbigliamento alla moda: Idem come sopra.

Sono invece permessi, anche se con estrema parsimonia:

  • Gioielli: Perle
  • Mani: classico french o rosso chanel (gli evergreen), con unghie sempre sobriamente corte
  • Abbigliamento: preferibilmente bianco, nero, denim. Tutto il più possibile classico e senza tempo

Selezionare e vestire i modelli per un servizio fotografico family è un lavoro impegnativo per noi dell’agenzia, perché sono quantomeno in 4 (2 adulti + 2 bambini). Ricordiamoci il fattore coerenza. A bambini di 8 /10 anni non possiamo affiancare modelli/genitori di 20 anni.

Allo stesso modo cerchiamo di essere coerenti nei colori. Bambini biondi con occhi azzurri avranno almeno un genitore con le medesime caratteristiche.

Pur prendendo tutte le precauzioni di cui sopra, la foto con persone invecchierà prima di quella che ritrae un ambiente. Diciamo che un servizio family ben fatto può essere usato non più di 5 anni.

Una foto per ogni sotto-target

E qui il gioco si fa duro.

Stabilito che il tuo target siano le famiglie, assodato che tu sia consapevole che a scegliere la vacanza è, nella maggior parte dei casi, la mamma, sai che è a lei che devi rivolgerti nella tua comunicazione.

Ma le mamme non sono tutte uguali.

Facciamo qualche esempio:

Mamma tipo 1 (sembra una classificazione di farine ;-))

Cosa cerca in vacanza:

  • Sicurezza
  • Tranquillità
  • Salute
  • Controllo
  • Riposo

Se questo identikit corrisponde alla tua ospite tipo, avrai bisogno di foto che ritraggano bambini che giocano tranquilli, in tutta sicurezza, sotto lo sguardo vigile delle animatrici (aaah che pace!)

Le foto dovranno puntare sulla sicurezza del miniclub e delle attrezzature, comunicando un’idea di relax basata sulla serenità conferita dalla possibilità di delega delle incombenze stressanti.

Mamma tipo 2

Cosa cerca in vacanza:

  • Lusso
  • Status
  • Appartenenza
  • Esclusività
  • Riconoscimento

E’ il tipo di mamma che mentre sceglie l’hotel si chiede quanto questo sia instagrammabile.

Cerca una situazione vacanziera che faccia da sfondo perfetto ai propri post sui social e da cornice interessante per i suoi racconti quando tornerà a casa. Il suo sogno nel cassetto è diventare l’influencer di grido.

Questa sua necessità di evidenziare il proprio status si riflette anche sui figli, che saranno sempre vestiti in modo curato, nonché postati in ogni dove ad ogni occasione degna di nota, vale a dire almeno 3 / 4 volte al giorno.

Non è detto che il tuo hotel debba essere palesemente di lusso, ma se questa tipologia di mamma si aggira spesso fra i tuoi ospiti, sai cosa chiedere al fotografo.

Le foto devono dare sempre un’idea di esclusività, di situazioni curatissime e per pochi eletti.

Mamma tipo 3

Cosa cerca in vacanza:

  • Avventura
  • Esperienze
  • Divertimento
  • Crescita
  • Stimoli
  • Emancipazione

E’ un tipo di mamma poco ansioso, il cui desiderio principale è che i figli abbiano l’opportunità di fare più esperienze formative possibile.

Vedono la vacanza come occasione per imparare nuovi sport, approcciare nuovi cibi, mettersi alla prova attraverso il gioco, conoscere usanze e territori diversi.

Sono le mamme che non fanno una piega se il figlio frana in una pozzanghera, né se attacca il buffet con le mani sporche. Si farà gli anticorpi.

Se riconosci questo tipo di mamma fra le tue ospiti abituali, probabilmente organizzi escursioni con arrampicata, corsi di paddle al mare o di sci alpinismo in montagna, giornate in parchi tematici adrenalinici.

Il servizio fotografico family deve tenere conto della sfera cognitiva del tuo target, quindi in questo caso ci vorranno scatti come quello qui sotto.

Un fotografo sportivo potrebbe essere la figura adatta.

Il fotografo family

E qui scado decisamente nella banalità dicendoti che non va bene il fotografo del matrimonio, né il cugino che gioca con la reflex.

Non va bene neanche il fotografo di interni, design e architettura, seppur bravissimo nel ritrarre ambienti.

Ci vuole un fotografo abituato a fotografare persone.

Ma non intendo persone in posa. Ne viene fuori un servizio fotografico che sa di finto, chissà quanti ne hai visti…

Intendo che se la sappia cavare con le persone mentre sono sé stesse, in particolare i bambini, difficilissimi da ritrarre perché, come si dice in Romagna, hanno perennemente “il ballo di San Vito”. Inoltre fino ai 3 anni sono iper spontanei, poi però verso i 4 appena vedono una fotocamera o macchina fotografico scatta la posa e il sorriso plastico 😉

Potrebbe essere adatto allo scopo un buon fotografo di moda.

Quando si lavora con le persone (modelli), si deve mettere in conto un lavoro enorme di selezione fotografica, perché per avere la foto giusta bisogna scattare decine di volte.

Diverso è il caso del fotografo di interni che talvolta ottiene l’optimus con 3 o 4 scatti ben piazzati.

Quindi, riassumendo:

  1. Storytelling è racconto e nel turismo, come in diversi altri settori, il racconto parte dalla foto
  2. Se la foto non è buona non c’è vendita
  3. Il ruolo della fotografia è anticipare il desiderio di fruizione
  4. La foto con modelli invecchia prima di quella senza persone
  5. Le mamme non sono tutte uguali (anche se si dice il contrario 😉
  6. Il fotografo family non è uno qualunque

Se hai letto fin qui ti ringrazio per la tua inspiegabile pazienza e ti dico che mi farebbe molto piacere se tu volessi condividere e commentare 😉

Se ti interessa approfondire, fammelo sapere con un commento ;-).

 

 

 

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